Compagnia Teatrale Impara l'Arte

Alegher gent, che patì ch'è semper temp

Un caustico viaggio nel patire quotidiano

Questo è “Alegheàr gent, che patì gh’è semper temp”.
Alzi la mano chi non ha mai avuto qualche problema con la burocrazia, con le istituzioni - pubbliche o private che siano, giacché il malcostume è trasversale – con il potere in generale e non abbia esercitato l’italica arte di arrangiarsi.
Il senso del testo è chiaro sin dalle primissime battute, dove un’irata Cesira al sentire in sottofondo le note della celebre canzone “La vie en rose” (la vita in rosa) intima alla regia di togliere di mezzo Edith Piaf, perché per lei e per tutti i poveri cristi di questa terra, la vita in rosa non è mai esistita.
Ovviamente questo viaggio, come nei precedenti spettacoli, è affrontato usando il sarcasmo e l’ironia, attraversando molti luoghi del patimento quotidiano: l’ambulatorio mutualistico, l’ospedale, un funerale, la fermata dell’autobus, la fabbrica, l’ufficio postale, dove la famiglia Colombo col suo codazzo di poveri cristi, e i pensionati già visit nel precedente “Ho sognaa de vess una sciura” si trovano a combattere l’eterna battaglia per la sopravvivenza.

Personaggi e interpreti