Gerardo, il santo di Monza

In occasione degli 800 anni dalla morte di Gerardo dei Tintori

La rappresentazione è realizzata in occasione dell’anniversario degli 800 anni dalla morte di Gerardo dei Tintori.
Essa si svolge nella splendida cornice di piazza Duomo a Monza e non poteva esserci luogo più adatto per la sua messa in scena.
Il testo infatti è proprio situato in tale piazza e la storia narrata è una sorta di “teatro nel teatro”.
La vicenda è situata nel 1581, quasi quattrocento anni dopo la morte di Gerardo. E’ l’epoca in cui il culto di Gerardo era stato sospeso dal Cardinale Carlo Borromeo, creando non poco sconcerto nella comunità cristiana monzese.
Mons. Bascapè, barnabita, segretario del card. Carlo Borromeo e istruttore della causa di canonizzazione di san Gerardo si reca in visita dall’arciprete di Monza, Aularo, per ottenere maggiori informazioni sui motivi per cui monzesi e i molti altri che ogni anno si recavano in pellegrinaggio a Monza per pregare Gerardo, consideravano quest’uomo degno di essere venerato come santo.
Tra i due si instaura un dialogo che a tratti sfocia in una vera e propria accesa discussione, che ne evidenzia i diversi punti di vista.
Nello stesso istante, nella piazza antistante il Duomo e sotto la finestra dello studio dell’arciprete, i pellegrini provenienti da Olgiate Comasco mettono in scena gli eventi accaduti 375 anni prima ai loro avi, quando quest’ultimi vittime di un’epidemia pregarono Gerardo di salvarli e furono esauditi. Per tale motivo, da quell’anno e sino ancora ad oggi gli Olgiatesi tornano a Monza in pellegrinaggio per ringraziare il santo di aver salvato la loro comunità dalla morte certa.
E’ questa la ragione per cui si è parlato all’inizio di “teatro nel teatro”.
La rappresentazione alterna i dialoghi tra mons. Bascapè e l’arciprete Aularo, con la rievocazione degli olgiatesi, che in pratica rappresenta in maniera più estesa e “teatrale” gli argomenti di discussione tra i due prelati: la firma della Convenzione tra Gerardo, Comune e Chiesa dell’epoca, l’alluvione del Lambro e il passaggio di Gerardo sulle acque del fiume col suo mantello, il miracolo del granaio pieno in tempo di carestia, ed ovviamente il ricordo dell’epidemia di Olgiate e delle discussioni interne al paese sull’opportunità o meno di scendere a Monza per pregare il santo.
Tutta la messa in scena si svolge con ritmo serrato in un’altalena di situazioni a volte drammatiche a volte più brillanti e quasi comiche, che ci portano sino al finale in cui mons. Bascapè annuncia la
possibilità concessa dal Cardinale Borromeo di riprendere il culto di Gerardo, nelle modalità che sono rispettate ancora oggi, e la successiva festa.

DICE IL REGISTA BRUNO MONTRASIO


"Siamo molto contenti di poter partecipare con il nostro spettacolo al calendario delle manifestazioni previste per gli 800 anni dalla morte di Gerardo dei Tintori, e di dare così il nostro contributo al ricordo di
questa figura ancora oggi importante e non solo per i monzesi.
E’ vero che questa eccezionale figura di credente e benefattore è tuttora il santo più amato dai monzesi. e che l’ospedale da lui realizzato per la cura dei poveri e dei bisognosi esiste ancora oggi.
Ma la sua testimonianza di fede nella provvidenza, il suo spendersi per il prossimo senza chiedere alcunché in cambio, sono gli elementi importanti ed il messaggio principale di questa rappresentazione, e sono questi valori e ragioni per cui vale la pena vivere la propria vita e che sono validi oggi come nel 1200, al tempo in cui Gerardo visse.
Il testo di Guido Meregalli mette bene in evidenza questi tratti di Gerardo dei Tintori.
Devo dire che anche l’esperienza della preparazione del testo, condotta con l’amico Ettore Muller, con gli attori delle nostre due compagnie e con gli anziani del centro “Il sorriso” è stata ricca sotto il profilo umano e ci ha permesso di condividere momenti impegnativi ma belli, e ci ha permesso di approfondire la conoscenza di quest’uomo così ricco di fede.
Ci auguriamo di poter trasmettere questo nostro “entusiasmo” per Gerardo anche al pubblico che sarà in piazza Duomo, che ci auguriamo numeroso.
"


 

Regia Bruno Montrasio, Ettore Muller
Rievocazione scenica Guido Meregalli